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Risuscitare un ICOM IC202

Questi sono i miei due ICOM IC202, oltre all’oggetto in basso, oggetto dell’Articolo.

Cosa dire dell’IC202 ?

E’ stato il mio primo apparato per i 144 SSB, acquistato nel 1985 da un noto rivenditore milanese di allora – I2LAG (SK) – appparato che mi ha permesso di iniziare le mie attività in QRP in portatile puro, come lo intendo io, cioè le attività con le attrezzature portate in montagna a spalla.

Essi giacciono ormai inutilizzati da molti, troppi anni nello scaffale da quando cioè acquistai lo Yaesu FT817 indubbiamente più completo come prestazioni e che me lo ha fatto preferire al più vetusto IC202.

Non per questo l’IC202 è un apparato da “buttar via”, al contrario è un apparato interessantissimo e ed efficiente, solo che ha l’unico difetto di non potere avere in se tutti i più moderni dispositivi al passo con la tecnica di oggi, oltre che non essere multigamma e multimodo come l’817.

Il primo dei due apparati in foto, e mi riferisco a quello di sinistra, il più datato come acquisto, fu anche oggetto di illusori tentativi di poterlo utilizzare remotamente, installato in cima ad una montagna e comandato via radio attraverso altre frequenze; questo allo scopo di permettermi QSO impossibili da fare da un fondo valle.

Uno studio ambizioso che comprendeva il power-on/power-off, la sintonia remota, lo scambio dell’audio sia ricevuto che quello da trasmettere, davvero non poca roba per quei tempi.

Malgrado tutto io perseguii questo ambizioso obiettivo per diversi anni ma non ebbe però seguito per le difficoltà oggettive di studio, progettazione e realizzazione.

Mi fermai alla sintonia dell’apparato mediante un oscillatore esterno con varicap: lo scoglio fu proprio come ottenere la tensione variabile necessaria alla sintonia a cinque e più Km di distanza.

In quel periodo, nel timore che esso potesse subire danni nel corso delle mie esperienza (esso è comunque tutt’ora perfettamente funzionante) ne acquistai un altro, quello di destra nella foto ed è questo l’oggetto di questo articolo.

Abbandonare perché inutilizzati apparati che in passato ti hanno dato molto come soddisfazione, mi sembra quasi fare loro un’offesa ….. sarebbe come dire, e mi si scusi l’esempio forse eccessivo, disconoscere la storia, perché ormai inutile parte del passato.

Per tale ragione, forse spronato dall’articolo di un collega e che vi invito a leggere anche perché vi sono riportate alcune sue personalissime considerazioni riguardo il QRP,

https://www.mountainqrp.it/report/wp/repository/2021/qrp_exp_615f3e0ac8640/Un personalissimo contest Vintage qrp.pdf

mi ha portato a riesumare il secondo IC202 con l’obiettivo di rimetterlo in funzione.

L’IC202 ha il pregio di essere fornito per default del suo stiletto telescopico estraibile, ben più dei soliti gommini che oggi sono in dotazione ma che non vengono quasi mai utilizzati, proprio perché poco performanti.

Io con lo stilo del 202 ho collegato più volte la Spagna e la Sicilia e non ne sono mai rimasto sorpreso, mi è sembrata sempre una cosa normale. Ricordo anche di averlo usato in “pedestrian mobile” scendendo dalle “mie” montagne pistoiesi nelle mie scorribande estive.

Ma perché essi sono rimasti per tanti anni inutilizzati ? Perché l’IC202 prevede di essere alimentato da nove batterie Zn-Carbone – più tardi Alcaline- “mezze torcia” da 1,5 volt, in grado di fornire all’apparato 13,5 volt. Queste hanno sempre rappresentato per me un salasso economico poco sopportabile, per cui passai alle NiCd ricaricabili che pur in grado di fornire, messe in serie, 10,8 volt, permettevano all’apparato un resa dignitosa.

Ma le NiCd hanno un difetto che per noi amanti del QRP portatile “può essere davvero inaccettabile, cioè la loro auto-scarica. Se non ti ricordi di ricaricarle il giorno prima dell’ascesa in montagna, una volta giunti in cima te le ritrovi scariche ….

Per questo entrambi gli apparati, una volta acquistato l’817 sono rimasti sullo scaffale inutilizzati per quasi un ventennio.

Cosa c’entra l’attivazione che vi ho citato poc’anzi ? Solo il fatto che il collega alimentava l’IC202 con le più moderne Li-Ion e forse anche io dovevo avere qualcosa da qualche parte,

Infatti mi era rimasto ancora un pacco batterie di un PC portatile non ancora completamente cannibalizzato.

Vi ho rimosso tre Li-Ion da 4400 mAh e le ho messe in serie

successivamente le ho infilate in un tubo da impianti elettrici di misura interna perfettamente adatta al diametro delle batterie

e finalmente le ho alloggiate nell’IC202, quello acquistato come riserva a sinistra nella foto di testa

E’ chiaro che vi ho dovuto effettuare anche un collegamento che mettesse in contatto la molla del polo negativo alla massa dell’apparato, perché originalmente quella molla non ha riferimenti e fa solo parte dei collegamenti per mettere in serie delle pile.

Ma come ricaricare le tre batterie ? Ecco l’oggetto dell’articolo, il tool per ricaricarle.

L’IC202, quando si inserisce il connettore di alimentazione (occhio che l’IC202 ha le polarità del classico connettore da 5,5 mm fuori standard, ovvero con il positivo esterno) si scollega automaticamente il pacco batterie, (*) pertanto per ricaricare occorre togliere un coperchio laterale ed accedere alle batterie. A questo punto avrei dovuto infilare una linguetta metallica fra polo positivo della terza batteria e connettore positivo dell’apparato ed applicare tensione.

Ecco lo schema del circuito appena realizzato.

Il tipo di transistor e del diodo non è fondamentale ed è solo perché li avevo disponibili

Io dispongo nel mio shack in modo permanente di una tensione di circa 13,5 V DC e quindi dovevo ridurla in modo che non potesse danneggiare le Li-Ion in fase di carica, scaldandole eccessivamente.

Ho appurato che anche con le Li-Ion scariche se la tensione è applicata attraverso un diodo al silicio che ne riduca il valore di circa 0,7 volt, la corrente non supera i 600-700 mA il che non fa scaldare il corpo delle batterie.

Sarà anche non ortodosso ma io mi ricarico le Li-Ion in questo modo da anni e non mi è mai successo nulla e pertanto non ho avuto dubbi.

L’unica brutta esperienza che ho avuto fu quando mi cadde una Li-Ion per terra e prese fuoco.

Nello schema il simbolo della freccia in uscita rappresenta la linguetta metallica che viene inserita sul polo positivo della batteria.

Va notato che il transistor non è messo lì a caso o per complicare le cose, e c’è una ragione.

A me occorreva la certezza che la linguetta facesse bene contatto e mi occorreva pertanto un Led che si accendesse, ma i 0,7 volt che avevo come caduta sul diodo 1N4001 non erano sufficienti per il Led e quindi mi occorreva trovare uno stratagemma che ovviasse al problema.

0,7 volt sono invece più che sufficienti per portare in conduzione un transistor e pertanto il transistor nel circuito non fa altro che da interruttore per completare assieme alla resistenza da 4,7 kOhm il carico del Led fra i circa 12 volt disponibili ed il negativo. Il fusibile serve solo a proteggere in circuito in caso la linguetta dovesse sfuggire e andasse in contatto con la carcassa metallica delll’IC202.

A seguire le foto de circuito montato a “pulce morta” intorno ad un connettore di alimentazione femmina da pannello, sempre da 5,5 mm ,e provato caricando l’uscita con 220 ohm che è più o meno equivalente al carico rappresentato dalle batterie da ricaricare.

Come si può notare il Led è regolarmente acceso.

Poi, di fianco, l’oggetto assemblato in bella copia.

La foto qua sotto non è mia ma del collega F6TCP, anche se anche io posseggo l’ICOM IC402 per i 432 MHz, ma allora il discorso si farebbe troppo lungo ….

https://f6crp.pagesperso-orange.fr/ba/be/ic202.htm

qui l’articolo potrebbe sembrare concluso ed invece, ad articolo ultimato, ho avuto luna spiacevole sorpresa di cosa possa accadere con l’avanzare dell’età.

Nel riporre bello scaffale i due apparati non ho potuto fare a meno di notare quanta fosse la differenza di peso fra i due. Quello che non avevo aperto pesava nettamente più di quello che avevo usato per le prove. In questo erano infatti ancora presenti li NiCd di allora, ormai a zero e da buttare. Per fortuna non avevano sputato nulla è il contenitore delle batterie era ancora integro.

Ma quel punto mi sono chiesto: ma è possibile che trent’anni fa io togliessi sempre le mezze torcia NiCd e le mettessi altrove per ricaricarle? ma poi mi è sorto un dubbio: non è che io le ricaricavo tramite connettore di alimentazione ? (*) si noti questo richiamo in terza pagina dell’articolo.

Infatti io avevo già allora risolto il problema applicando un diodo in parallelo al contatto N/C del connettore di alimentazione (quello che si apre inserendo il connettore maschio e visibile nelle foto che troverete appresso). Questo spiegava anche perché ICOM avesse scelto una configurazione fuori standard, cioè con il positivo esterno anziché centrale. Lo switch che si apre inserendo il connettore maschio è appunto azionato dalla molla di contatto esterna al connettore maschio.

Aggiungo che questa configurazione anomala è purtroppo diventata di conseguenza anche il mio standard e tutti i miei cavi di alimentazione terminati con il connettore coassiale da 5,5 mm hanno questa disposizione di polarità e che quindi necessitano ogni tanto di una interposizione di un invertitore di polarità per non dave tensione invertita alle apparecchiature con polarità usuale, negativo fuori e positivo centrale.

Tutti e due i miei IC202 avevano già da allora la modifica del diodo in paralldelo solo che io me ne ero completamente dimenticato. Per terminare ho controllato che le nuove Li-Ion si ricaricassero automaticamente solo collegando l’alimentazione esterna.

Un lavoro inutile, si, questo è vero e sembrerebbe sciocco adesso presentarvelo, ma lo spunto di come realizzare un sensore di corrente che utilizzasse un Led come indicatore potrebbe servire e per questo ho azzardato a proporlo. nella speranza che possa tornare utile a qualcuno.

Tutto il resto è storia.

Roberto IK0BDO
Author: Roberto IK0BDO

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