Eccomi qui, ospite per la prima volta nella nostra bella rivista digitale GEKO Magazine, magistralmente gestita dal buon Roberto BDO, per raccontarvi una delle mie esperienze di “banco”, ovvero come bruciacchiarsi le dita e anche qualche componente per assemblare un accordatore d’antenna automatico (ATU) che ci servirà per le nostre uscite in montagna (e non…) anche con un semplice filo di lunghezza random.
L’argomento e’ stato esposto più volte da alcuni altri colleghi che amano modificare le apparecchiature commerciali o in kit, come nel nostro caso, quindi questo e’ un ulteriore “ripasso” sull’argomento, che comunque non fa’ mai male.
Partiamo dal kit progettato da un noto OM Americano N7DDC David Fainitski, il famoso ATU- 100, prontamente scopiazzato e commercializzato dai nostri amici dagli occhi a mandorla sul noto sito asiatico, un’apparecchiatura inizialmente studiata per gestire le potenze standard dei nostri apparati HF commerciali, ovvero i classici 100W. Infatti l’ATU originariamente inizia ad accordare con potenze leggermente superiori ai 5W, rendendolo praticamente inutilizzabile per l’uso QRP.
Questa e’ la versione “originale” che verrà poi modificata per farlo funzionare da 1 a 40W.
I primi kit prevedevano il montaggio di tutti i minuscoli componenti SMD, una vera chicca per le mani tremolanti, i saldatori da “stagnino per pentole” e le “viste affaticate”, per cui era richiesta una certa manualità per evitare arrabbiature ed insuccessi. Il kit vi arrivava con il solo PIC montato e programmato, per il resto dovevate arrangiarvi.
Fortunatamente nelle ultime versioni, i vari fornitori hanno pensato bene di pre-assemblare la scheda con questi minuscoli componenti già saldati, e a volte anche di preparare già avvolte le induttanze (togliendoci anche questo divertimento…HI).
LA MODIFICA PER IL QRP
Spesso, un po’ come per gli apparati dei quali pretendiamo l’immediato utilizzo senza aprirne il manuale, cerchiamo di ottenere tutte le informazioni con il minimo sforzo, andando a curiosare qua e la’ sul web.
Qui si apre il mondo! Non mi esento da questo “peccato” per cui, colto da estremo interesse per questo oggetto così ben recensito, ma con qualche dubbio, ho chiesto aiuto ad un collega, il disponibilissimo IT9EWL Matteo, che mi ha fornito tutte le indicazioni e le dritte necessarie per affrontare con successo questa nuova avventura. Il primo step è la modifica del trasformatore RF d’ingresso, il quale va’ ora avvolto con 5 spire, sia per il primario che per il secondario, diversamente dalle 10 per la versione iniziale.
Poi si passa al successivo step, quello forse più “delicato”, ovvero la modifica del firmware, che consiste nel riprogrammare il PIC con le variazioni atte a renderlo sensibile alla minima potenza con cui l’ATU inizierà a lavorare. Qui, grazie a Matteo ho potuto individuare un programmatore versatile ed economico, facilmente acquistabile sui principali siti on-line a poco più di una decina di Euro, come pure tutti i parametri da inserire di seguito.
Il PIC si programma senza alimentare l’ATU, in quanto l’alimentazione verrà fornita dal programmatore stesso.
Particolare attenzione và posta al collegamento del cavo flat fra programmatore e ATU.
Come potete osservare, si utilizzano i pin che poi useremo per collegare il display. Dalla foto si può notare come il filo arancio del PRG (quello relativo alla freccetta bianca) finisce sul primo pin (MCR) dell’ATU.
Rimane libero l’ultimo pin (CLK).
Lanciando sul PC il programma PICkit 3 v3.10 (scaricabile on-line) si và a leggere il firmware originale che inizialmente ne verrà salvata una copia di sicurezza.
Poi inizia l’elaborazione vera e propria del firmware, modificando alcuni valori nelle apposite caselle, oppure si scarica il file bello che pronto per essere caricato.
Questi parametri si trovano facilmente on-line in quanto l’argomento è stato ampiamente trattato da vari colleghi “smanettoni”.
Una volta terminata questa operazione, che implica una dimestichezza minima col PC e “suoi derivati”,
si ricollega il display facendo molta attenzione a rispettarne i collegamenti, pena la distruzione dello stesso (parlo per esperienza…HI).
Infine si inscatola tutto nel suo bel contenitore “fatto apposta” oppure ci si diletta ad inserirlo in qualcosa di diverso.
La realizzazione di quest’oggetto sicuramente ci farà risparmiare qualche soldino, e ci darà grande soddisfazione.
Su quattro esemplari realizzati, non ho riscontrato nessun problema di funzionamento.
Per lavorare necessita di alimentazione continua (non ha i famosi relè auto-ritenuti come quelli delle più costose apparecchiature) , ma una semplice batteria LiPo esterna 12V vi garantità ore di funzionamento senza problemi in quanto assorbe, in fase di test (tutti i relè eccitati) circa 250 mA.
L’uso è molto semplice :
Tasto AUTO : funzione automatica /manuale (compare un puntino sul diplay). Tasto BYP : by-pass (compare un trattino) – ATU bypassato.
Tasto TUNE : in modalità manuale si predispone per l’accordo e ripremendo resetta le memorie. Tasti TUNE+AUTO+BYP mentre si accende POWER, l’ATU si mette in modalità TEST (tutti i rele ON).
Tasti AUTO+BYP mentre si accende POWER, l’ATU entra in modalità selezione L/C manuali.
Con questo, spero di avervi acceso la voglia di mettere mano a questo kit, abbastanza economico (anche se i prezzi si stanno alzando…), non difficile da montare, e di sicuro funzionamento.
Alla prossima, e se avete qualche dubbio, scrivetemi !
P.S. Il cavo rosso-nero NON è compreso nel KIT….HI !
IK1TNU Renny