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 M.C. Escher, Sempre più piccolo

WSPR Test di Gian Leonardo Solazzi IW2NKE

(tratto dal n° 586 di CQ Milano, su autorizzazione dell’autore)

Mi perdoneranno Virgilio e Pascoli per l’irrispettoso riferimento alle loro opere, ma in questa parola riesco a trovare il significato e il valore del QRP. Un QRP estremo, che come l’arbusto può apparire di nessun valore, che poco si eleva dalla terra.

Così poco quanta poca è la potenza del trasmettitore WSPR che è stato attivato nella nostra Sezione venerdì 4 marzo scorso: un modesto Si5351, pilotato in i2c da un Raspberry e fatto seguire da un attenuatore da 16 dB, vagisce a 0.1 mW sui 10 m.

Decidiamo con Emanuele IU2CIQ di collegarlo alla TH7DX orientandola a 320°N: di solito dal Regno Unito arrivano rapporti frequentissimi.

Quale sconforto non ricevere nemmeno una conferma dopo l’accensione, nemmeno da chi a Milano aveva drizzato orecchie e antenne. E quale soddisfazione invece ricevere i primi rapporti di ascolto dalle Canarie il giorno successivo!

Chissà se si sarà trattato di un falso positivo, ci ricevono solo da lì. E poi come si spiega? Se il puntamento dell’antenna è corretto stiamo prestando il fianco rispetto alla direzione impostata. Eppure i rapporti continuano con una certa regolarità 

I più attenti noteranno in tabella una potenza dichiarata di 1 mW: purtroppo il protocollo WSPR non permette di annunciarne di inferiori.

Ora, che fare? Girare l’antenna e provare qualcosa di più estremo? Fin dove spingersi? L’analisi della base di dati ci porta lontano con la fantasia.

Il giorno 14 febbraio, sempre in 10 m, alle Canarie giungeva forte e impetuoso il segnale di PA0FBR

Se la potenza dichiarata non fosse menzognera, verrebbe da pensare che a quei bei 20 dB e più di SNR si possano scontare senza colpo ferire almeno 46 dB prima di toccare il fondo delle orecchie del ricevitore. Vorrebbe dire trasmettere con -46 dBm, all’incirca 25 nW.

A piccoli passi proveremo, servirà dotarsi di grande pazienza aumentando significativamente la finestra di osservazione per cogliere l’evento fortunato.

Che senso ha però tutto questo?

Perché è giusto a un certo punto fermarsi e chiedersi “Cui prodest?”.

La risposta non ce l’ho, ma vi lascio più di uno spunto di riflessione.

In primis ci chiediamo spesso quale sia il limite, in tutte le attività che svolgiamo o nell’osservazione della natura: non vedo come si possa cercare un limite verso l’alto aumentando la potenza mentre qui mi pare che si possa arrivare a qualcosa di inesplorato e inedito.

Altro aspetto è la possibilità di avere una stazione alimentata in modo alternativo attraverso le sorgenti energetiche non consuete, a volte noto come energy harvesting.

Non cadrò nel pozzo guardando la luna della moda green, ma un certo sentimento di rispetto per la natura mi solletica.

Da ultimo un pensiero alla protezione delle nostre bande. Dimostrare quale sia il limite della comunicazione sperimentale a livello radioamatoriale potrebbe giovare nel costituire una base per gli studi di compatibilità.

Il nostro servizio è spesso oggetto di attacchi da parte di applicazioni industriali dove l’unico riferimento ad oggi è il canale voce a banda laterale unica o il canale telegrafico.

Aggiungo che per me i valori in dBm con un bel segno negativo davanti hanno sempre, in modo scontato e ahimè guidato dall’abitudine, rappresentato una potenza legata al ricevitore. Invece la purezza del numero, scevra dall’applicazione e dal contesto, qui si manifesta.

Ad maiora, o forse meglio, a maiore ad minus

Gian Leonardo IW2NKE

Marco IU2HEE
Author: Marco IU2HEE

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